Galattica Capurso: Al via i laboratori di Podcast e Progettazione
Redazione Galattica
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L’obiettivo è ambizioso, “creare qualcosa che non esiste”, anche se la domanda, il bisogno, l’esigenza, c’è, esiste. Sono partiti proprio da qui Alessio Sansò ed Emanuele Battista, i fondatori di Limitless Device, la startup made in Puglia il cui obiettivo è quello di realizzare “dispositivi medici alla moda, progettati per essere non solo funzionali, ma anche esteticamente cool e che rispecchino i desideri di chi li “indosserà” orgogliosamente ogni giorno”. Detto così, chiaro e diretto nel loro sito ufficiale.
Nessuno nel settore aveva mai messo insieme queste parole: “dispositivi medici, moda, esteticamente cool, indosserà”, nonostante l’esigenza di queste combo fosse in realtà molto tangibile nell’ambiente. Lo conferma Alessio, disabile fin dalla nascita, ma, grazie alla mamma, da sempre molto attento all’estetica e al vestiario. “Mia madre ci teneva molto e io ho assimilato questa attenzione al fattore estetico fin da piccolo”, ammette, mentre ricorda il rifiuto di indossare scarpe ortopediche e tutori ingombranti, così come il rifiuto della carrozzina.
A questo rigetto, tuttavia, Alessio ha sempre risposto customizzando i prodotti per normodotati alle sue esigenze. “Svuotavo le scarpe comprate in negozio, per metterci i plantari adatti alle mie esigenze, e indossavo tutori talmente piccoli e custom che mi permettevano di indossare pantaloni per tutti, e non i pantaloni enormi che nascondevano”. Questo mindset che ha sempre coltivato Alessio è diventato un’idea di impresa, a cui è arrivato anche grazie alla sua professione di fisioterapista. “Quando ho avuto bisogno della carrozzina che usavo anche per giocare a basket mi guardavo in giro e vedevo carrozzine che non mi piacevano. Erano antiestetiche, oltre ad essere ancorate a un concetto statico della disabilità che non permetteva di verticalizzare chi come me aveva anche la necessità di stare in piedi, eliminando il gap tra disabile seduto e interlocutore in piedi, e di camminare ove necessario”.
Da lì è partita la sua ricerca e grazie alla (oggi ex) ragazza di Emanuele ha incontrato il suo sodale con cui condividevano una ispirazione fin dal 2009, senza tuttavia conoscersi. “Alessio quell’anno è andato a New York e ha trovato ispirazione per il suo modello di carrozzina futuristica, mentre io nello stesso anno ho studiato il primo prototipo di carrozzina con bilanciante”. Una curiosa coincidenza temporale che era anche una coincidenza ispirazionale. Entrambi volevano “rompere l’equazione carrozzina=problema”, come racconta Emanuele, che tutto si aspettava tranne di incontrare un ragazzo che rompeva quello schema consolidato con la sua stessa presenza.
A questo punto entra in gioco il terzo elemento, il terzo founder: la Regione Puglia. Terra d’origine dei due fondatori, entrambi a Torino per studi e per lavoro, la Puglia è presto diventata culla del loro progetto, in modo abbastanza casuale ma molto sorprendente, come ammette Emanuele: “siamo entrati in contatto con l’ecosistema pugliese delle Startup durante il periodo del Covid grazie ad un amico, e da lì è partito tutto. Se oggi siamo dove siamo, lo dobbiamo alla Regione Puglia”, sottolineano mentre ricordano il primo incubatore d’impresa agganciato grazie al programma regionale Estrazione Talenti. Poi Start Cup Puglia, “il push più grande, perché è stato il primo premio che ci ha dato i fondi per il primo prodotto MBP”. E poi ancora Tecnonidi, “che ci ha permesso di avere una spinta più grande dal punto di vista economico”. Un ecosistema fertile e frizzante quello pugliese, che ha una specificità vincente rispetto ad altri di altre regioni: “l’ecosistema pugliese ti ascolta”, come dice semplicemente e nettamente Emanuele, sottolineando che non è sempre così, soprattutto in Italia.
Il push più importante, come lo chiama Alessio, è stato tuttavia il riscontro del pubblico. “Se una cosa la voglio solo io è un conto, se invece risponde ad una esigenza, ad una domanda sottaciuta, allora è un crack”. E il crack c’è stato con le prime risposte social alle immagini del prototipo di dispositivo medico pensato da Limitless. Risposte positive e propositive che hanno fatto capire ai due founder che la direzione intrapresa è quella giusta. D’altronde nessuno aveva mai pensato prima d’ora che le stampelle potessero essere diverse da quelle che si vedono sempre, grige e tristi. Stesso discorso per le carrozzine che “se diventassero un mezzo di micromobilità che può usare chiunque, come lo è un monopattino, il discorso cambia completamente”, conclude Sansò. Tirando le somme il cofounder Emanuele mette insieme la giusta combinazione “dobbiamo mettere insieme tipologia del dispositivo, estetica, costo contenuto ed esigenze customizzabili”. L’orizzonte, il goal, è metà anno per la preproduzione “di una cosa che non esiste al mondo”.
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Giovanni Zappatore è il C.E.O di BionIT Labs, una start up innovativa che produce le prime protesi al mondo completamente adattive.