Gli Atleti pugliesi alle Paralimpiadi di Parigi

Le storie degli azzurri nati in Puglia che hanno partecipato ai Giochi Paralimpici di Parigi 2024.

Redazione Galattica

24 set 2024
Locandina della Regione Puglia che ritrae i membri del team italiano che hanno partecipato alle Paralimpiadi 2024

Vittoria, Gianluca e Luca, atleti pugliesi alle Paralimpiadi, sono un esempio di come lo sport possa essere un potente strumento di inclusione e di superamento delle barriere fisiche. Le loro storie avvincenti, cariche di impegno e determinazione, sono una grande ispirazione per chi crede fino in fondo nei propri sogni.

Vittoria Bianco

Nata a Putignano (BA) il 7 ottobre 1995, Vittoria ai Giochi di Parigi ha ottenuto la medaglia di Bronzo nella sua specialità: Nuoto 400 m stile libero femminili S9. E pensare che era partita per la capitale francese senza tante aspettative, ma una volta in acqua ha dato il meglio e ha ottenuto il podio. Nel 2016 le è stato diagnosticato un rabdomiosarcoma alla coscia destra. Dopo essere stata operata, numerosi sono stati i tentativi per salvarle l’arto ma la ferita non cicatrizzava. Trascorsi sette mesi, Vittoria, insieme ai medici, ha deciso che la soluzione migliore sarebbe stata l’amputazione. “All’inizio non accettavo la mia disabilità e mi nascondevo, ma lo sport mi ha aiutato a credere maggiormente in me stessa. Oggi provo orgoglio, ritengo che sia un plus, la mostro”. Pratica nuoto da quando aveva sei anni e ha continuato a farlo dopo l’amputazione. “L’acqua accetta tutti, in acqua non ho bisogno di ausili quali protesi o stampelle per allenarmi”. Prima di ogni competizione ha una sua playlist con i Queen in cima alle preferenze e cerca di indossare lo stesso costume che le ha portato fortuna alla gara precedente.

Gianluca Iacus

Nato in provincia di Taranto ventotto anni fa, Ganluca si è avvicinato al Tiro a Segno nel 2014, appassionandosi gradualmente e raggiungendo risultati sempre più importanti, fino alle medaglie mondiali e all’ottenimento del pass paralimpico nella sua disciplina: tiro a segno con carabina ad aria compressa da 10 metri (R5). “Sono sempre stato affascinato dal tiro a segno, dalla mira e dallo sparo”. Per Gianluca Iacus, sport vuol dire “libertà, determinazione e capacità di superare i propri limiti, ogni giorno”. Nato con una distrofia muscolare a difetto non definito, dal tiro a segno ha imparato a riprendersi la sua vita, a non arrendersi mai e non porre limiti ai sogni. Il suo punto di riferimento sono i genitori. L’idolo sportivo è Zlatan Ibahimovich: “Mi identifico in lui, innanzitutto per le comuni origini slave, poi per il suo carattere, l’approccio allo sport, al lavoro. Un atleta che ho sempre guardato con ammirazione”.

Luca Mazzone

Alle Paralimpiadi di Parigi Luca è stato selezionato, insieme ad Ambra Sabatini, come portabandiera dell’Italia, e per lui è stata una grande emozione, “è un grandissimo orgoglio essere l’alfiere azzurro: come persona, come paraciclista, come cittadino del sud Italia”. Luca Mazzone, classe 1971, di Terlizzi (BA) è un decano del movimento paralimpico italiano. Nel 1990, a 19 anni, un tuffo nelle acque di Giovinazzo lo rende tetraplegico. Costretto sulla sedia a rotelle non smette i panni di sportivo che ha sempre indossato e si dedica al nuoto paralimpico. La sua prima partecipazione ai Giochi Paralimpici risale al lontano 2000 a Sydney, nei 200 stile libero di nuoto, dove vince la medaglia d’argento. Un passato glorioso nel nuoto, dove riesce anche a conseguire diversi record nazionali e mondiali, interrotto nel 2008 dopo la sua terza paralimpiade. Non riesce tuttavia a stare per troppo tempo lontano dalle competizioni sportive e nel 2011 scopre l’handbike. Torna alle Paralimpiadi di Tokyo nel 2021 e conquista l’oro paralimpico in Team Relay con i compagni di squadra Paolo Cecchetto e Diego Colombari. A Parigi si aggiudica la medaglia d’argento nella prova a cronometro H2 e in staffetta, oltre al bronzo nella prova in linea. Né eroi né supereroi: “Noi siamo atleti”, dice Mazzone. “Mi piacerebbe essere ricordato come un campione, esattamente come i miei colleghi olimpici”.

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