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Redazione Galattica
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“La storia di B-ME dimostra che si possono fare cose innovative e tecnologicamente avanzate, e che ci si possa anche divertire facendole”. La spiega così Paolo Stufano, “pugliese, e barese, ostinato”, che ha fondato insieme ad altri ricercatori del Cnr, B-ME, la startup made in Puglia che ha sviluppato il primo elettrodo bio-derivato e circolare in biopolimeri e carbonio per la fabbricazione di un prototipo di supercondensatore avanzato. In pratica, per rendere più sostenibili i dispositivi di accumulo energetico, come le batterie e i supercondensatori, generalmente molto inquinanti, i ricercatori di B-Me hanno sviluppato un nuovo materiale a base di bioplastica e carbonio conduttivo che permette alle normali batterie di eliminare alcune componenti metalliche rendendo i dispositivi meno inquinanti. Questa soluzione permette infatti di ridurre le emissioni del 90% rispetto all’alluminio tradizionale, mantenendo la compatibilità con gli attuali sistemi di produzione.
Il nome B-ME è l’acronimo di Biobased Materials for Energy ed è stato fondato da quello che ancora si definisce “un team informale”, come sottolinea Chiara Mongiovì, dal momento che si tratta di un team di ricerca dell’Istituto di Nanotecnologia (Cnr-Nanotec) e dell’Istituto per i Processi Chimico Fisici (Cnr-Ipcf), all’interno dei laboratori del Dipartimento di Chimica dell’Università degli Studi di Bari. L’innovazione è supportata da Tech4Planet, il Polo Nazionale di Trasferimento Tecnologico di Cassa Depositi e Prestiti (CDP), Venture Capital SGR, dedicato alla Sostenibilità Ambientale, ed è attualmente nella fase di “tech incubation” con l’incubatore del Politecnico di Bari BINP.
Presto sarà quindi formalmente costituita la startup, che già prima del suo avvento ha collezionato diversi riconoscimenti, primo fra i quali il terzo premio alla 17° edizione della Start Cup Puglia, il primo premio nella categoria Cleantech & Energy al PNI, Premio Nazionale per l’Innovazione 2024 e il primo premio nella categoria Miglior Prodotto Ecosostenibile all’Apulian Sustainable Innovation Award 2024.
“Per una realtà giovane come la nostra è stato un inizio più che incoraggiante”, afferma Chiara che non si aspettava tutta questa visibilità. “Grazie a questi premi siamo entrati in contatto con realtà imprenditoriali, partner industriali e stakeholder del settore molto stimolanti per il futuro”. Futuro che bussa alla porta dei sette ragazzi under 40 che formano il team di B-Me: oltre a Chiara ci sono anche Lorenzo De Giovanni, Rossella Labarile, Matteo Grattieri, Massimo Trotta, Alberto Perrotta e Paolo Stufano. “Il piano dei prossimi 18 mesi lo abbiamo chiaro”, dice quest’ultimo mentre percorre mentalmente i prossimi step: “fase di sviluppo tecnologico da affrontare e crescita sul territorio da portare avanti, con relativo recruitment di talenti”. Perché, “B-Me nasce per essere una opportunità per il nostro territorio e non per essere fagocitata dalla grande multinazionale di turno”. La strategia è tessere partnership strategiche con startup o microimprese, “fisiologicamente velocissime nelle fasi di innovazione, più dinamiche e aperte alle novità. Crediamo più alle tante cose piccole che crescono insieme, rispetto alla ricerca spasmodica ricerca della ricca multinazionale”.
Paolo, tornato alla ricerca in Italia, dopo un percorso all’estero, in controtendenza siderale con la narrazione dei cosiddetti “cervelli in fuga”, ha riallacciato il filo che lo legava alla sua precedente esperienza con le startup e le Politiche giovanili della Regione Puglia, “una delle esperienze più belle della mia vita”. È voluto tornare in Puglia come desiderava e ha messo insieme i suoi studi accademici, il suo spirito imprenditoriale e la capacità ricettiva del territorio pugliese. Con un entusiasmo contagioso che ha convinto i suoi compagni di avventura, tra cui Chiara, lucana, che nella vicina Puglia ha trovato vivacità e dinamismo, in particolare da parte delle istituzioni locali. “Fattori che mi fanno sentire nel posto giusto al momento giusto”.
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